Sai che cosa ci fanno 700 indiani in una stanza? Ti aspetteresti un finale da barzelletta, tuttavia ciò che leggerai riguarda il caso Builder.AI: una vicenda inverosimile che offre una lezione importante su tecnologia e trasparenza anche nel settore farmaceutico.
Cos’è successo davvero con Builder.AI
Builder.AI, una startup britannica da un miliardo e mezzo di dollari e celebrata fino a qualche giorno fa come l’enfant prodige dell’Intelligenza Artificiale, ha appena chiuso i battenti. Non per colpa di un algoritmo fuori controllo, ma perché, sorpresa, quell’algoritmo non è mai esistito.
Infatti, dietro alla tanto decantata AI non c’era alcun algoritmo rivoluzionario. Al contrario, al suo posto c’erano posto ben 700 programmatori indiani stipati in un call center a Nuova Delhi.
Sì, hai letto bene: l’AI erano loro.
Un’AI fatta di persone (e non di codice)
Per anni, Builder.AI ha venduto al mondo la favola di una super-AI capace di sviluppare app “come si ordina una pizza”. In apparenza, l’assistente virtuale Natasha prometteva di dialogare con te, interpretare i tuoi bisogni e generare l’app in pochi minuti.
Tuttavia, Natasha non è mai stata programmata. Dietro le quinte, c’erano sviluppatori in carne e ossa che lavoravano manualmente, un processo artigianale mascherato da tecnologia all’avanguardia.
Come hanno giustamente ironizzato sui social: Builder.AI = Actually Indians.
Il caso Builder.AI: Investimenti milionari su una bugia
Nonostante le ombre già emerse nel 2020, la startup ha raccolto quasi 500 milioni di dollari. Dentro c’erano nomi grossi: Softbank, Microsoft, perfino il fondo sovrano del Qatar.
Di conseguenza, quando sono emersi dati falsati e tecnologia inesistente, il crollo è stato inevitabile. Bilanci gonfiati del 350%, e nessuna traccia di vera AI.
Cosa insegna il caso Builder.AI al settore farmaceutico
Il caso Builder.AI è la storia perfetta di come si possa vendere il nulla, rifinito da un packaging narrativo impeccabile. Un manuale per chi ama il marketing ma ha perso di vista cosa significhi “valore reale”.
Questa vicenda non riguarda esclusivamente il settore tecnologico. Nel campo farmaceutico, il caso Builder.AI rappresenta un monito importante.
In teoria, l’adozione di tecnologie avanzate può accelerare la ricerca e migliorare l’efficienza, ma solo se supportata da:
- dati rigorosi,
- processi trasparenti,
- competenze specialistiche.
Senza questi elementi essenziali, l’AI rischia di tradursi in una promessa priva di sostanza, incapace di generare risultati affidabili.
Nel settore farmaceutico, l’innovazione deve essere anche rigorosa
Nel mondo della salute, la fiducia si costruisce con rigore scientifico, controlli di qualità e risultati concreti. Nessuna tecnologia può sostituire questi principi fondamentali.
Per questo motivo, proporre soluzioni “avanzate” che in realtà non lo sono danneggia sia la reputazione che la sicurezza delle persone.
Conclusione
In sintesi, il caso Builder.AI mostra come, anche nel settore farmaceutico, non si possa parlare di innovazione senza rigore. Solo unendo tecnologia vera e responsabilità si può garantire un impatto positivo sulla salute delle persone.